Le Recensioni Quantiche: Perché Sanremo (non) è Sanremo [Parte Prima]
Reading Time: 2 minutesSanremo 2018 è l’ennesima occasione perduta? No, no lo si può definire così perché tutto è normale, nulla è cambiato rispetto alle precedenti edizioni; anche quest’anno “tutto va bene, madama la marchesa”

… o forse sì. Piccola guida all’ennesimo peggior Festival della storia, perché quando credi di aver toccato il fondo, è il momento che cominci a scavare [semi cit.]
[Parte Prima]
Sanremo 2018 è l’ennesima occasione perduta? No, no la si può definire così perché tutto è normale; nulla è cambiato rispetto alle precedenti edizioni, anche quest’anno “tutto va bene, madama la marchesa“.
Eppure di argomenti per trasformare il Festival finalmente in uno show dal respiro internazionale c’erano tutti, a cominciare dal movimento di denuncia contro le violenze sulle donne culminato con il movimento #metoo, giusto per dirne uno, che è solo parte di una questione molto più ampia che riguarda la disparità di genere che resiste in tutti i settori della nostra vita quotidiana e non solo nello spettacolo e che come in una cascata, innesca poi altre questioni che coinvolgono la nostra vita. E sono questioni importanti.
Va premesso che gli show che citerò da qui in avanti, si possono paragonare al Festival di Sanremo in quanto tutti assoggettabili sotto l’etichetta di “nazionalpopolare” (NaziPop da qui in avanti, per citare Vanni Masala) ma le analogie finiscono qui, sempre ammesso che anche questa mia non si possa catalogare in eccesso di buonismo italico, tipo “cuore di mamma“. Perché la questione di fondo è questa, in Italia ci frega la mamma, la pizza e il mandolino e invece di blastare pesantemente Lo Stato Sociale per quella innocua canzoncina carica di qualunquismo ma travestita di impegno che hanno portato sul palco dell’Ariston , indugiamo come genitori protettivi che si accontentano del sei politico al figlio per non disturbare il suo equilibrio. E alla fine li premiamo anche.
Sanremo inizia con la sigla scritta da Baglioni – che in Italia è una cosa normale, eh – no, dico mica mai affidare una sigla magari ad un bravo giovane autore compositore così da fargli incassare un po’ di denari di diritti d’autore, no diamoli a Baglioni, dai che ne ha bisogno e già che ci siamo, facciamogli cantare tutto il repertorio che non si sa mai. Prosegue poi con lo stesso plastico presentator/cantante che assieme allo storico cantant/presentatore floreale, progettano di “puttantour” che è perfetto per dire “dai, quest’anno parleremo di temi sociali importanti“. Non c’è da stupirsi abbiamo eletto per vent’anni uno come Berlusconi e ci apprestiamo a rieleggerlo ancora, cosa vuoi che siano due mattacchioni che parlano di puttane in diretta tv?
Intanto in USA ai Golden Globes, se si da un premio a Oprah Winfrey, lo spettacolo lo si fa così:
“Nel 1964, ero una ragazzina seduta sul pavimento in linoleum a casa di mia madre nel Milwaukee che guardava Anne Bancroft che consegnava l’Oscar come miglior attore durante la trentaseiesima edizione dell’Academy Awards. Aprì la busta e pronunciò sei parole che hanno letteralmente fatto la storia: “The winner is Sidney Poitier”
…continua