Tormentoni e Transmedialità: perché?

Reading Time: 6 minutesQuesto articolo per il blog di Radio Atlantide nasce prendendo il via dal post sul profilo Facebook dell’amico musicista, musicologo, editore musicale, consulente musicale e un sacco di altre cose, tutte molto interessanti, Luca Ruggero Jacovella, da una sua provocatoria analisi del “tormentone” Jerusalema* dell’artista sudafricano Master KG.

Master KG - Jerusalema
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Sin dove può arrivare la Radio Italiana ma è pronta a cambiare?

Questo articolo per il blog di Radio Atlantide nasce prendendo il via dal post sul profilo Facebook dell’amico musicista, ricercatore nell’ambito della musicologia e del diritto, consulente tecnico musicale e un sacco di altre cose, tutte molto interessanti, Luca Ruggero Jacovella, da una sua provocatoria analisi del “tormentoni” Jerusalema dell’artista sudafricano Master KG.

Non pensare al post di Luca Ruggero Jacovella come ad un qualcosa di banale, roba da social per dire, come per  argomenti da sviluppare con leggerezza sotto l’ombrellone, perché gli elementi proposti nella sua analisi sono talmente tanti e di varia natura da avermi spinto a scrivere questo articolo come fosse un piccolo “trattato” dove spiegare la Transmedialità  ma nel mio modo – e quali incredibili soluzioni di comunicazione ci siano permesse con essa.

Con anche, purtroppo, la constatazione che nel campo della Radio italiana, il divario culturale e tecnologico col resto del mondo e con gli altri “medium“, sia sempre più grande e confinato dentro un’anacronistica bolla tutta rivolta alla difesa del mezzo. 

il post di Luca Ruggero Jacovella

Ecco, piuttosto che un articolo, questo è un po’ come un trailer di una serie TV…

La tavola dei contenuti, l’indice di un libro dove vi racconterò di “tormentoni“, di Radio in Italia, di radiofonici, della Teoria Audiotattile, di promozione musicale e Promoter, di vecchia discografia e discografici illuminati, così come di Transmedialità, del suo significato letterale e delle implicazioni sui mezzi di comunicazione di oggi e di domani. E non necessariamente in quest’ordine.

Ma partiamo dai “tormentoni”

È utile mettere in chiaro da subito, da quale punto di vista geografico e di conseguenza culturale, facciamo queste nostre considerazioni: perché definiamo Jerusalema tra i “tormentoni“?.  Risolvendolo alla pari di effimeri successi commerciali estivi, rischiamo di rendere banale tutto ciò che vogliamo dire e allo stesso tempo, crediamo di farci capire da un pubblico generalista che spesso riteniamo – ed è qui uno dei punti dolenti della radiofonia italiana, genericamente intesa – non all’altezza di nulla di più che pettegolezzi per un WhatsApp vocale.

Nel nostro caso però, “tormentoni” ci aiuta a portare gli argomenti che svilupperemo verso un pubblico più ampio, anche se non è detto, interessato a seguirci dentro analisi, a volte, molto tecniche.

Si parla oggi di Jerusalema – e per l’Italia dell’FM di “tormentoni”, ovvero di quel brano tipicamente estivo inserito nelle “alte rotazioni” delle radio ripetuto fino allo sfinimento – per quel fenomeno di “viralità” che parte dalla Rete Internet per influenzare successivamente altri mezzi di comunicazione, principalmente i tradizionali come Giornali, TV e appunto, Radio. Da questo punto di vista, si impone la prima delle decine di considerazioni saranno contenute dentro questi articoli:

Quando la Radio ha perso la sua capacità di trainare il lancio di una canzone, di farsi portavoce di un particolare movimento musicale o più esattamente, quando la Radio ha smesso di intercettare i cambiamenti delle generazioni a cui si riferisce? Ovvero, come è cambiato il lavoro del Promoter?
Ma prima, Marco, dimmi perché in Italia ci si accorge sempre tardi di tutto quello che accade nel resto del mondo, anche solo quando si tratta di inserire nelle proprie programmazioni musicali dei “tormentoni”?

Ho provato a girare tutte queste domande a Marco Stanzani, CEO di Red&Blue Music Relations, che già in passato aveva soddisfatto le nostre curiosità in tema di Comunicazione Digitale.

Non so se Marco Stanzani e la sua Red&Blue Music Relations siano stati i primi in Italia o restano ancora gli unici, certamente però sono tra quelli che oggi hanno trasformato e riscritto il modo di fare “promozione discografica” nel e per il nuovo mondo digitale. Non a caso, capendo le potenzialità dei social, il loro brand introduce quel concetto di “relazioni” che è il giusto modo di coniugare la comunicazione sulla rete oggi, ovvero il luogo da dove nascono tutte le nuove tendenze, dal basso e nell’inversione di rotta tecnicamente conosciuta come “Inbound“.
Da qui poi, per sviluppare tutta una serie di contenuti in chiave di “Transmedialità“, o “Transmediale“.

Il mondo però è cambiato, resiste muovendosi alla velocità del bradipo solo la Radio che se ne resta, senza dar segni di risvegli, dentro la sua “comoda bolla”.

Prima della rivoluzione del digitale, della Rete Internet, la “Canzone” per esistere, per essere portata fisicamente alle persone, necessitava in maniera pressoché totale, della “Discografia“, la quale in questa cessione di controllo, prendeva il sopravvento fino quasi ad annullare l’Autore che l’aveva creata. È un qualcosa che nel mondo dello show business in generale, è sempre esistito, fino anche a situazioni dai risvolti tragici. Fino almeno, prima della “rivoluzione della rete internet”.

Questa epoca della comunicazione è stata definita in maniera pressoché perfetta come “Era del Possesso” che nel mondo radiofonico si è sempre espresso attraverso il “Radio Date” e con la sua estensione del “AirPlay“, unica concessione alla tecnologia nata dalla rete la troviamo con la “Cartolina Digitale” a sostituire il disco in vinile o il CD promozionale.

Di Transmedialità però, non ci occuperemo oggi qui, vediamo prima quale condizione si è creata tra Discografia e rapporto con la Radio

Il rapporto tra la Discografia italiana e la Radio è sempre apparso, ai nostri occhi, come di sudditanza, della seconda verso la prima. Un rapporto che certamente, è mutato nel tempo perché, se agli inizi le Radio Libere sembravo libere veramente di gestire le proprie programmazioni musicali, lasciando spesso al singolo DJ o Conduttore il compito di “ravanare” nello scaffale dei dischi, con la “commercializzazione” delle stesse, questa facoltà è andata via via spegnendosi. Le Radio diventavano aziende: una mutazione che le porterà a dover obbedire alle regole del mercato.

Certo, l’Italia non è gli USA e più ancora, non è l’Inghilterra dove la vera discografia indipendente è nata, dove il Do It Yourself ha fatto crescere una nuova cultura imprenditoriale che, un po’ come il Punk, ha demolito molte vecchie abitudini e paradigmi. E dove la Radio mostra ancora un’attenzione verso la musica, a noi del tutto sconosciuta.

IRMA RECORDS: A Reason To Be Cheerful

Esistono però delle eccezioni, per fortuna il nostro paese può contare su persone come Umberto Damiani, fondatore e anima artistica di una delle più visionarie etichette indipendenti che ci siano in Italia: la IRMA RECORDS, che completa la sua squadra con Massimo Benini e Cesare Cera.

La IRMA RECORDS nasce nel 1988 a Bologna e già questo, è di per sé, un segno di un destino, perché la città felsinea è da sempre un microcosmo popolato da genti di ogni angolo del pianeta. Per questo il successo di IRMA RECORDS si svilupperà soprattutto all’estero dove molti confini culturali non esistono.

Ho chiesto a Umberto Damiani di spiegarci come dal “possesso del disco” si sia passati “all’accesso dell’opera” attraverso le Edizioni, come praticamente sia sia passati dal download allo streaming. E come la IRMA RECORDS ha affrontato il passaggio dal mondo analogico a quello digitale.

Quindi Umbi, come ha già detto Stanzani, La radio è sempre “ultima in classifica”?

Esattamente Umbi, ci trovi completamente d’accordo: è un problema culturale. E questo passaggio, unitamente a quello di Marco Stanzani, diventa necessario per capire meglio perché il “tormentoneJerusalema, arrivi solo oggi all’attenzione dei media tradizionali, e della Radio italiana quindi, che infatti la mette nella gara degli AirPlay insieme ad altri costruiti appositamente per le “nostre” programmazioni estive.

Jerusalema di Master KG venne registrato l’11 agosto del 2019 e quindi presentato sui canali social dell’artista.

Il punto è proprio questo e sia Marco Stanzani che Umberto Damiani, lo hanno evidenziato in maniera inequivocabile: un brano di un artista sconosciuto, di un DJ e Produttore viene pubblicato PRIMA in quei luoghi dove, oggi, tutto accade. È il mondo di Internet dove, per ogni diverso luogo, ci si relaziona col linguaggio di chi frequenta quel “multiverso”.

Con Internet si è realizzata quella inversione del senso di marcia dove la stessa persona, può assumere comportamenti diversi a seconda del mezzo che usa, per entrare in contatto con quanto gli interessa. Su Facebook in un modo, su Tik Tok, Instagram, Snapchat o Twitter in altri ancora. Su Youtube, Spotify o Souncloud? Sempre diversi.

Unica assente, la Radio italiana

Ecco dunque, un altro dei nostri elementi emersi durante l’approfondimento del post di Luca Ruggero Jacovella: in Italia siamo ancora all’Età del Ferro. Ultimi nella classifica delle hits del momento.

La Radioqui da noi, dove in fondo, la musica non è male – oltreché a ritenere la musica quasi come una fastidiosa interruzione tra uno spot e l’intervento dello speaker e l’altro, continuando a guardare il proprio ombelico, non si accorge di come sia diventata sempre più inutile nel complesso dei media d’oggi. Continuando ad assumere sempre e solo il suo vecchio modello fino ad arrivare ad assurdità tipo “I Love My Radio” – tutte cover di canzoni italiane reinterpretate da artisti italiani ma titolo in inglese. Devo andare oltre? – quando soggetti come Radio BBC 6 Music, Radio One o WorldWideFM di Gilles Peterson, ad esempio, riescono ad organizzare Festival e “Awards” di risonanza mondiale con solo artisti veramente indipendenti, quando non anche ancora sconosciuti.

Riuscendo così in quell’azione di scouting e di attenzione verso un pubblico sempre maggiore e diverso che in Italia è missione impossibile da più di un ventennio.

Fermiamoci qui, per ora. Nel prossimo articolo parleremo di Spoek Mathambo e del suo Future Sound Of Mzansi – clicca sul link per il primo episodio del suo film* o guardalo qui sotto – perché nella nostra continua trasformazione del contenuto, vogliamo andare in Sud Africa, da molti anni sorgente di una vera rivoluzione culturale che mette al centro la musica e paese da cui proviene Master KG con la sua Jerusalema. A dare questa spinta, è la generazione del post-apartheid. Un altro dei profili che semplici “tormentoni” possono contenere.

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