Il Pensiero Pirata: La Musica, la mappa del tesoro
Non è un segreto ma potrebbe non essere così scontato, LNWSI La New Wave Sono Io! il radio show settimanale che conduco in contemporanea su piattaforme diverse, in FM attraverso Radio Città Fujiko 103.1 e qui sulla rete digitale di Radio Atlantide – oltre ad avere una storia “molto antica” – non nasce dall’improvvisazione del momento ma si costruisce su argomenti che si sviluppano nel corso della settimana di programmazione tra cronaca interessante e passato che viene attualizzato, come se accadesse oggi.
Sono un appassionato di fantascienza, per me lo spazio tempo nella sua definizione lineare semplicemente non esiste, poi la Radio è quel linguaggio del “tutto accade adesso”, non c’è altro media che sappia fare meglio a prescindere dalla piattaforma su cui viaggia; e anche se non sempre si riesce a mantenere tutta questa coerenza nel corso di quelle due ore, questa è l’idea guida che da sempre mi muove ogni volta vado a creare una trasmissione per la Radio.
Nella puntata del 30 settembre de LNWSI La New Wave Sono Io! ho abbozzato un’idea di Musica Pirata, ho cominciato a tracciare una rotta nata da un mio articolo dedicato alla Radio e pubblicato su Newlinet.it, periodico telematico italiano di informazione giuridica, fiscale, economica, politica e tecnica rivolto al settore radiotelevisivo ed editoriale italiano; dico abbozzato perché l’argomento è sterminato, così vasto da richiedere almeno una traccia schematica e chissà poi quanti episodi. Sarà comunque una serie pensata con l’approccio da articolo verità e condivisa – almeno inizialmente perché se passa il concetto di fondo, allora potrà davvero essere una sorta di wikipedia musicale – con l’amico, DJ radiofonico e blogger Fabio Negri che farà altrettanto dal suo punto di osservazione e dal suo blog.
Cominciamo con lo schema, come fosse la mappa del tesoro sepolto dal Capitano John Flint nella Skeleton Island.
- Il Reggae, il Dub e l’invenzione del Remix
- La Disco Music, Tom Moulton l’editing come mezzo espressivo
- Hip Hop, Rap il maestro DJ Kool Herc e la rivoluzione del ghetto
- New York il punk e l’hip hop si incontrano
La lista resta comunque aperta e si arricchirà di altri episodi, perché l’intenzione è quella di capire quanto e come la #MusicaNuova ha in sé il Pensiero Pirata.
Ad ogni modo, cominciamo dall’inizio della storia, anzi, addirittura dal prequel perché prima di quell’errore che porterà al Dub, in Giamaica la ribellione pirata al potere imperiale britannico era già iniziata ancor prima del Reggae, nato a sua volta dal R&B e dallo Ska, di per se una ribellione anch’essa. Che tutto sia cominciato in Giamaica la dice lunga su quanto il mondo, l’umanità sia stata condizionata e creata dalle azioni piratesche che certamente, nella loro accezione predatoria erano iniziate qualche millennio prima, con i famosi ‘Popoli del Mare‘ Shardana, Sekeles, Tursa etc che imperversano tra il Mediterraneo e l’Egeo e minarono più di una volta la civiltà egizia; nel periodo d’oro della pirateria classica, è sul Mar dei Caraibi che si intercettane le ricchezze che dal Nuovo Mondo vanno verso la Vecchia Europa.
In Giamaica, per esempio, trovò la morte per impiccagione, il mitico ‘Calico Jack‘ John Rakman catturato dal Governatore dell’isola insieme alla sua compagna, la altrettanto famosa piratessa Anne Bonnie; qui in pratica si concentrò il massimo della pressione repressiva dell‘establishment dell’epoca. Qui il popolo negli anni ’50 cominciò una nuova ribellione a quella occupazione coloniale secolare a colpi di ‘Soundsysten‘ e ‘Soundclash‘.
All’inizio i ‘Soundsystem‘ erano dei negozi di dischi ambulanti, si trasformarono poi molto rapidamente in camion carichi di casse e amplificatori attraverso i quali ‘Toaster‘ e ‘DJ‘ si davano battaglia in scontri di ‘Soundclash‘, da dove si poteva sentirea forte e potente la voce e lo scontento del popolo.
La più famosa tra queste “discoteche su camion” era il Duke Reid’s The Trojan di Arthur Reid aka Duke Reid che trasformò la sua iniziale attività di commercio di alcolici, prima in ‘Soundsystem‘ poi in vera e propria case di produzione discografica del nascente Reggae con tutte le sue declinazioni. Duke Reid nel 57/58/59 fu il vero dominatore di quei mari sonori, era il “King of Sound & Blues” dell’isola e quando la Giamaica conquistò l’indipendenza dall’Inghilterra nel 1962, i suoni cominciarono a cambiare allontanandosi dalla matrice americana per assumere caratteristiche sempre più proprie. Nel 1964 creo il suo primo studio di registrazione, dove qualche anno più tardi si gettarono le basi del Remix e si sviluppò il Dub che nella sua “declinazione newyorchese” servirà per il Rap e l’Hip Hop.
Tutto accadde per errore quando nel ‘67 King Tubby, socio di Reid dello studio era impegnato a tagliare alcuni brani di rocksteady tra cui ‘On The Beach‘ dei Paragons; Byron Smith l’ingegnere del suono dimenticò di alzare la parte vocale del brano, registrando così una versione strumentale perfetta per rapparci sopra, cosa che King Tubby fece la notte stessa durante un ‘Soundclash‘ dove suonava, lasciando al M.C. ampio spazio di manovra tra le strofe.
Io stesso adotterò per il seguito di questa serie, uno stile pirata e intanto ringrazio Matt Mason che col suo ‘Punk Capitalismo Come e perché la pirateria crea innovazione‘, edito in Italia da Feltrinelli ha ispirato questo articolo.