Prosegue la playlist dei 20 album, per noi, più belli del 2018.
Vicini alla vetta, in questa terza parte, si va dalla posizione numero 10 alla numero 6.
10. Moby - Everything Was Beautiful, and Nothing Hurt
Moby è solo uno dei tantissimi artisti a cui non è andata giù l’elezione di Donald Trump e, in verità, come dargli torto?
Dal 2016 ad oggi, Moby insieme a The Void Pacific Choir, non si è risparmiato un attimo per opporsi con i propri mezzi, alle politiche trumpiane e più in generale, contro il crescente odio politico e sociale che ha infettato il pianeta.
Con Everything Was Beautiful, and Nothing Hurt si ritrova di nuovo da solo, senza il Void Pacif Choir, in uno scenario post apocalittico, cupo e senza speranza apparente. Un luogo che rappresenta il presente ma come in Mattatoio n. 5, il romanzo di Kurt Vonnegut a cui il disco fa riferimento, si è come dentro molteplici realtà parallele che presto si scontreranno o, forse, si fonderanno per un nuovo futuro.
9. ionnalee - Everyone Afraid to Be Forgotten
Per un puro caso, o forse no, nella posizione subito sopra a quella occupata da Moby, c’è ionnalee che a Moby, proprio in queste settimane, ha prestato la sua arte per un remix di un brano dell’album Everything Was Beautiful, and Nothing Hurt: The Ceremony of Innocence.
Everyone Afraid to Be Forgotten, segna il ritorno dell’artista svedese come ionnalee – il suo vero nome è Jonna Lee, tenuto nascosto per molto tempo nel precedente pseudonimo iamamiwhoami – dove da corpo ad una delle sue paure più concrete, quella dell’anonimato. La possibilità di vedere scomparire la splendida voce della amletica artista, è purtroppo reale, a Jonna Lee è stato diagnostica un disturbo alla tiroide, tale da poterne compromettere le doti vocali.
A fianco di Everyone Afraid to Be Forgotten come di consueto, ionnalee ha pubblicato un lungo e bellissimo visual che non si può però considerare alla pari di un videoclip di sostegno all’audio. È un vero e proprio film a parte, un concept legato all’album ma che vive di vita propria ad indicare la strada della “transmedialità” dei contenuti che ha sostituito in questi ultimi anni, la “multimedialità“.
Non è un caso che di ionnalee si parli come artista audiovisual, metamorfosi cresciuta attraverso la sua precedente incarnazione come iamamiwhoami.
8. Arctic Monkeys - Tranquility Base Hotel & Casino
A dirla giusta, Tranqullity Base Hotel & Casino, tra tutti gli album e le band che hanno fatto parlare di loro per le sorprese che hanno riservato ai propri fans, è quello che ha sollevato il polverone più… rumoroso. Molti sono rimasti spiazzati e delusi dalla svolta impressa da Alex Turner ai suoi Arctic Monkeys. Ad Atlantide, l’album è piaciuto moltissimo perché ha dimostrato di essere in perfetta armonia coi tempi che stiamo vivendo.
E non eravamo i soli a pensarla così: “Dopo cinque anni di silenzio, gli Arctic Monkeys fanno il loro tanto atteso ritorno con” Tranquility Base Hotel and Casino “sorprendente e ipnotico, riuscendo perfettamente ad evitare l’auto parodia o ripetizioni stilistiche, questo nuovo album appare come una sorprendente reinvenzione, un viaggio serpeggiante e sconvolgente al di là di territori conosciuti: proprio come l’umanità ha messo piede sulla luna sul sito ‘Tranquillity’, gli Arctic Monkeys sbarcano in un universo sconosciuto in cui rivelano un nuovo aspetto inaspettato di se stessi” (Da Reflektor Magazine)
7. Nakhane - You Will Not Die
Da molti anni a questa parte, su Atlantide la programmazione musicale è particolarmente attenta a ciò che accade nel Nord del mondo e in Africa.
Dopo quindi Robyn, Aurora e ionnalee a rappresentare il Nord, ecco Nahkane ad affiancare Fatoumata Diawara, nel nuovo corso musicale che sale dall’Africa.
Quella di Nakhane è una voce “sacra” per l’intensità che riesce ad esprimere. Del resto l’artista sudafricano, nasce e cresce dentro una comunità ultra religiosa che sì, lo forma al canto ma allo stesso tempo, lo opprime per la sua omosessualità.
You Will Not Die è l’album che lo consacrerà a star di livello mondiale per quel meticciato di suoni tra il rock, il soul, l’elettronica e radici africane che sta prendendo sempre più piede.
6. Editors - Violence
Saranno o forse già lo sono, i nuovi U2? Per noi sì ma non tanto per il percorso musicale che stanno compiendo, quanto per l’augurio di conquistare una platea planetaria capace di amplificare come merita, il talento della band di Stafford.
Violence è il sesto album di Editors, gruppo anche questo, in progressiva mutazione, attento cioè a parlare la lingua del presente senza cedere ad autocelebrazioni di un tranquillo “copia-incolla” stilistico.
Violence è un album che dopo mesi e mesi di programmazione, è riuscito a non stancarci mai, conservandoci sempre entusiasti, ascolto dopo ascolto. Anche adesso!