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Dal dieci al sei

La fanno tutti, non vedo perché non dovrei mettermi anch’io con la classifica dei 10 migliori “dischi” dell’anno, una roba che oggi come oggi, frega meno di zero praticamente a tutti.

È questo l’unico motivo per il quale la faccio anch’io. Via al countdown: dal dieci al sei!

Un anno di merda

Perciò, eccola qui la lista del 2021, la Top Ten di un anno apocalittico. Le dieci canzoni per dimenticare, senza porsi il problema se singolo o album sempre che, nel 2022 Facebook non se ne venga fuori con i ricordi da rivivere. Ma fottiti, Mark!

Un anno decisamente di merda che comunque è riuscito anche a darci qualche spunto per poter sperare che il 2022 possa essere migliore – non che ci voglia molto, eh – senza rischiare di fare la figura di un Paolo Fox qualunque.

Numero Dieci: N.A.I.P. – David Chi?

N.A.I.P. per chi non lo sapesse, esce dalla edizione 2020 di X-Factor ed io, schifando consapevolmente tutto ciò che viene macinato dai Media tradizionali, mi ero perso uno di quei due/tre artisti italiani per cui vale ancora la pena ravanare nel cestone dei dischi di casa nostra.
Grazie a Marco, recupero un po’ di cose di N.A.I.P. – che non a caso è cresciuto artisticamente parlando a Bologna – in tempo per godermi il nuovo singolo di quest’anno: David Chi?

A Michelangelo Mercuri tutto gli si perdona, anche aver partecipato a X-Factor col suo talento, a parte l’aver pronunciato “BAUI” anziché “BOUI“.

Numero Nove: Cosmo – La Terza Stagione dell’Amore

Ho pochi dubbi in merito ma c’è molto che accumuna N.A.I.P. a Cosmo musicalmente parlando. non è un caso, allora, trovarli uno vicino all’altro con la sola differenza che, tra quei tre/quattro di cui sopra, Marco Jacopo Bianchi, in arte Cosmo, è il Numero Uno. Sempre musicalmente parlando.

La Terza Stagione dell’Amore, se fosse un film, sarebbe come Don’t Look Up ma al contrario. E come per la dark comedy di Adam McKay, comunque la si pensi, anche in questo caso siamo di fronte ad un capolavoro.

Nel suo manifesto online, Cosmo ci mette sulla pista giusta per comprendere meglio le tracce dell’album, tracciando sul terreno la connessione che porta dalla Summer of Love hippie della fine degli anni ’60, alla Rave a cavallo tra gli ’80 e i ’90. Non ci resta altro che attrezzarci per accogliere La Terza Stagione dell’Amore” nel miglior modo possibile. Alternative non ci sono.

Numero Otto: Springtime – Springtime

Non so se questa è la posizione corretta in una classifica di fine anno, per il primo album degli Springtime, super-gruppo australiano di art-rock. Probabilmente no, meriterebbero qualcosa in più ma per ora, va bene così.

Springtime sono Gareth Liddiard (the Drones, Tropical Fuck Storm), Jim White (Xylouris White, Dirty Three) e Chris Abrahams (The Necks). Non senza contare la collaborazione del poeta britannico Ian Duhig che stranamente è lo zio di Liddiard. Una cosa in famiglia.

Da qui le premesse per un album di debutto di una potenza elettrica a cui non eravamo più abituati e che ci reso appena un po’ più sopportabile la ridicola enfasi nostrana sul ritorno del rock grazie ai Maneskin. Una buona cover band uscita, anch’essa, da X-Factor ma niente di più.

Will To Power, il singolo trainante dell’album, probabilmente non ha nulla che vedere con lo scritto di Friedrich Nietzsche… o forse sì?

Se ci si domandava quale significato potesse avere “La Volontà del Potere“, il filosofo tedesco nel suo modo a volte difficile da comprendere, ci rispondeva essere quel motore psicologico che autorizza tutto ad essere.

Allo stesso modo, dunque, Liddiard, nei sei minuti distorti e sofferenti di “Will To Power” si interroga se tutta questa corsa dell’umanità per essere per forza qualcosa, non si possa, invece, risolvere con il non esistere affatto. Come una roccia, con l’oziare continuo di un canguro.

Essere per forza qualcosa, è assolutamente e totalmente inutile.

Numero Sette: Billie Eilish – Your Power

Al centro della nostra attenzione, ancora una volta, il “Potere” ma, in questo caso, l’abuso che, nel mondo dell’intrattenimento, alcune persone in ruoli chiave esercitano su altre, spesso minorenni.

Un brano del ultimo album di Billie Eilish, “Happier Than Ever di una semplicità e bellezza disarmante ma chi mette addosso quella giusta dose di incazzatura che ti fa cercare la vecchia mazza da Arancia Meccanica per andare a cercare quell’ignobile essere (poco) umano.

Numero Sei: Bodega – Doers

Doers farà parte del prossimo album dei newyorkesi Bodega in uscita a marzo e dal titolo Broken Equipment“, un club del libro dentro il quale il gruppo si è confrontato e messo a nudo in lunghe e profonde discussioni.

Doers mi piace per due motivi: il primo è un gran pezzo, col giusto sapore post-punk e il ritmo per diventare un’ottima apertura di serata, per scaldare la pista.

Il secondo è che prende il culo i Daft Punk e i loro (ormai) insopportabili mantra. Lunga vita a Bodega.

1 thought on “Dieci canzoni per me, per dimenticare (diecisei)

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