Model/Actriz – Il corpo come detonatore
Reading Time: 3 minutesUn viaggio nella fisicità sonora e identitaria dei Model/Actriz, tra performance queer, noise post-industriale e l’evoluzione sonora del secondo album ‘Pirouette’.

Foto di Will Bonniker, pubblicata su Wikimedia Commons sotto licenza CC BY 4.0
Danza estrema tra noise, desiderio e catarsi
Nel panorama noise-rock contemporaneo, pochi nomi emergono con la stessa intensità viscerale e la stessa carica performativa dei Model/Actriz.
Formazione di Brooklyn, composta da Cole Haden (voce), Ruben Radlauer (batteria), Jack Wetmore (chitarra) e Aaron Shapiro (basso), il gruppo si muove tra territori impervi dove la fisicità della performance e l’estetica queer si fondono con un’urgenza sonora devastante, una danza allucinata tra post-punk, industrial e una sensualità pericolosa.
Non è solo musica: è teatro del corpo, manifesto identitario, performance art.
Corpi in tensione: l’estetica Model/Actriz
Model/Actriz prende forma nel 2016, ma esplode con forza nel circuito underground tra il 2020 e il 2023, grazie a una serie di live incendiari dove la figura magnetica di Cole Haden si impone come corpo manifesto. I suoi movimenti sono spasmodici, ferini, mai scolpiti o coreografati ma espressi in un abbandono totale al ritmo e al rumore.
Il palco diventa così un campo da combattimento, un rituale queer dove la violenza della batteria e i riff taglienti si scontrano con una voce a tratti implorante, a tratti accusatoria, sempre in bilico tra estasi e collasso.
La loro estetica sonora pesca dalla tradizione noise più abrasiva — vedi i primi HEALTH o Lightning Bolt — ma con una sensibilità più performativa e affilata: è una versione post-umana dei Liars, un’eco lontana dei Nine Inch Nails filtrata dalla frenesia della club culture più brutale e post-industriale.
I testi parlano di desiderio, alienazione, piacere e potere, sempre giocando sul bordo della psiche, del corpo e del linguaggio.
Model/Actriz come esperienza: più che ascolto, contatto
C’è qualcosa di radicalmente diverso nei Model/Actriz rispetto a molte band noise o post-punk. La loro non è solo una ricerca di suono: è una performance completa, un’esperienza multisensoriale che prende il pubblico per la gola e non lo lascia respirare.
I loro live non si dimenticano: sudore, urla, corpi contorti e un senso di disorientamento che travolge.
In questo senso, i Model/Actriz si pongono come eredi postmoderni della tradizione performativa dei Throbbing Gristle o dei Suicide, ma con un’estetica queer aggiornata alla Generazione Z, dove la fragilità e l’identità sono armature tanto quanto sono vulnerabilità esposte.
Haden, con la sua voce tra lamento e invocazione, incarna una figura liminale: né frontman classico né antieroe, ma corpo offerto, scultura vivente, detonatore.

Pirouette (2025): la tensione del controllo
Il secondo album dei Model/Actriz, intitolato Pirouette, è uscito il 2 maggio 2025 e rappresenta un’evoluzione significativa rispetto al già potente esordio Dogsbody (2023).
Se il debutto era una corsa sfrenata nel caos, Pirouette esplora il concetto di controllo nella perdita di controllo, come una figura che gira su sé stessa mantenendo un equilibrio solo apparente.
Musicalmente, l’album accentua ancora di più i contrasti: i momenti di quiete sono brevi e inquieti, le esplosioni noise sono chirurgiche, e la produzione è più pulita ma non meno disturbante. I brani sembrano coreografie sonore, costruite con una precisione ossessiva ma mai fredde.
Anzi: Pirouette è forse il lavoro più sensuale, perverso e teatrale del gruppo.
Tra i momenti più alti spicca:
- “Winnipesaukee” – un pezzo quasi gotico, dove la voce di Haden si insinua come un serpente tra synth distorti e un basso martellante.
- “Amaranth” – una danza notturna e disperata, che ricorda gli A Place To Bury Strangers più accessibili.
- “Drainage” – il climax: un brano che cresce come una crisi d’ansia in tempo reale, fino a esplodere in una catarsi sonora da brividi.
Il titolo stesso, Pirouette, suggerisce una bellezza violenta e fragile, un movimento circolare che può rompersi da un momento all’altro.
È una metafora perfetta per la musica della band: un equilibrio impossibile tra eleganza e caos, potenza e abbandono.
Tra danza e collasso
Model/Actriz non è solo una band: è un dispositivo estetico, politico, emotivo.
La loro proposta musicale sfugge alle etichette comode, si nutre di tensioni corporee, sessuali e sonore, e si rivolge a chi cerca qualcosa che vada oltre l’ascolto passivo.
È un’esperienza da vivere, non da semplicemente consumare.
Con Pirouette, la band ha dimostrato di non essere un fuoco di paglia dell’underground, ma una delle voci più radicali e necessarie del nuovo millennio post-industriale.
E nel farlo, ci ha ricordato che il corpo è ancora un campo di battaglia – ma anche uno strumento di liberazione.