Solo chi può sentirla trova la rotta. Nella Tana del Bianconiglio, la storia segreta di Radio Atlantide raccontata da Massimo Siddi
Reading Time: 5 minutesRicapitolando perciò, da Radio Play Studio ci siamo spostati ai primi anni dei ’90 dove fingendomi Simona incontro Silvia che mi commissiona un numero zero televisivo di Città di Frontiera e che poi, a cavallo tra Radio LatteMiele e Paolo Monesi, si trasforma per diventare un progetto radiofonico ma sul satellite, sbarco nello spazio che non si concretizza per la decisione di investire su un canale TV ma ecco allora che con Mattia l’ambidestro, realizzo una demo totalmente fuori di testa da portare all’attenzione di una radio grossa, grossa di Roma.

…Così dunque andarono le cose anche se il vero momento di svolta, potrei definirlo come un “Primo Contatto“, lo si ebbe molto prima di quella versione di Città di Frontiera dell’89 a Radio Play Studio. A volere proprio essere pignoli era il 19 marzo 1986, la sera in cui i Wall of Voodoo suonarono a Bologna al Q.BO’. Io ero regolarmente al mio posto, nella console del mitico locale di via Valparaiso, anzi no, ora che ricordo bene mi trovavo nella cabina di proiezione del locale, insieme a Rupert che da lì mandava in tutta Italia per StereoDrome, le note del concerto della band di Stan Ridgway.
Anche in questo caso però, si aprirebbe un altro capitolo, il solito spin-off di cui questa storia è piena. Magari un’altra volta.
Siamo rimasti lì, alla Stazione di Bologna direzione Roma Caput Mundi.
Mattia è uno che fa le cose per bene, aveva calcolato tutto. Arrivammo a Roma con qualche minuto di anticipo rispetto all’appuntamento che avevamo con un noto autore e produttore televisivo di cui presto vi dirò, perché dovevamo incontrare un altrettanto famoso giornalista – non chiedetemi chi fosse, non me lo ricordo nonostante leggessi regolarmente le sue recensioni – che avrebbe dovuto darci un po’ di “dritte sulla vita a palazzo“.
Seduti ad un tavolino di un baretto della capitale, tra caffè, cappuccino e cornetti alla crema, venimmo istruiti dal nostro amico su gossip e spigolature varie per essere pronti ad affrontare lo sbarramento di sicurezza all’ingresso della radio grossa grossa. Pareva essere arrivati su Marte nel terminal d’ingresso: consegnati i documenti, registrati come ospiti e con il nostro badge da attaccare al collo, salimmo le scale fino al settimo piano.
Sì lo so, in realtà c’era un velocissimo ascensore che prendemmo ma averti fatto credere che come nei film americani, avessimo potuto arrancare su rampe e rampe di scale mi sembrava meglio, così per dare pathos al racconto. Ad ogni modo, arrivati al piano eravamo pronti ad entrare nell’ufficio di Massimo Decimo Meridio Fabio Augusto Cesare detto “Il Grigio” – non so come si dica Il Grigio in latino, non devo però ricordarti che questo è solo un nome di fantasia che per l’Urbe però, mi sembrava adatto – e lui era lì, in piedi accanto alla scrivania pronto ad accoglierci.
Ti confesso che mi ero fatto un po’ il viaggio ad immaginare come sarebbe stato entrare in quell’ufficio; sarà per tutte quelle rampe di scale o forse per il buio budello del corridoio con tutte quelle porte una fianco all’altra ma mi ero convinto che sarei entrato in un ufficio tipo quelli di Manhattan, quelli tutto vetrate e con il boss della compagnia intento a giocare a golf su una moquette verde prato. Ecco, niente di tutto ciò, Massimo Decimo Meridio Fabio Augusto Cesare detto “Il Grigio” aveva sì un bell’ufficio ma non giocava a golf e non era neppure il boss, non della compagnia per lo meno. Al contrario non mi spiegavo come un autore e produttore così bravo e famoso che aveva firmato un bel po’ di programmi TV di grande successo, potesse essere interessato ad una trasmissione radiofonica e soprattutto a Città di Frontiera che si proponeva in quei 15 minuti di audio su Stereo7, di distruggere, destrutturare il linguaggio della Radio di allora fatto di tempo lineare. Ecco, non che oggi sia cambiato molto, anzi ma forse era proprio quello ad averlo intrigato.
Ad onor del vero, avevo scritto una gran bella presentazione sulla carta intestata dello studio di produzione di Mattia, dove descrivevo di scenari fatti di flussi musicali, di voice over e citazioni da film belli, basati su mood costruiti come se ci fosse un DJ a mixare la sua serata in discoteca – oggi ne hanno fatto su due maroni di radio di flusso ma ti giuro, io allora non ne sapevo niente e comunque, da me non sentirai mai dire che un DJ “suona”– ma a Roma, se ti dicono “sei bravo” oppure “il tuo progetto è molto interessante per quanto stiamo andando a costruire“, intendono tutt’altro. È un po’ come un gioco di ruolo, nulla di quello che senti è ciò che in realtà significa, non so se mi spiego.
Insomma, per fartela breve succedeva che capitammo in uno dei tanti momenti di riposizionamento in seno alla radio grossa grossa col cavallo, così che il nostro Massimo Decimo Meridio Fabio Augusto Cesare detto Il Grigio, dalla TV lo stavano spostando alla Radio e in questa sorta di limbo, di terra di mezzo forse stava cercando di costruire una sua squadra. Probabilmente eravamo troppo in anticipo o non eravamo “politicamente parlando” interessanti; allora però non sapevamo di questa “promozione” ad altra struttura che si andò poi a concretizzare uno/due anni dopo il nostro appuntamento.
Cosa c’entra adesso Chad Jackson a interrompere la storia segreta di Radio Atlantide? Se togli il fatto che insieme a Jamiroquai e Yello, anche ‘Hear The Drummer (Get Wicked)‘ faceva parte della demo di Città di Frontiera, nulla. Un po’ mi andava di riascoltarla ma in verità mi serviva a calarmi ancora meglio in questo salto indietro nel futuro, perché poi io e Mattia quel giorno stesso, riprendemmo il treno verso Bologna avendo capito poco ma molto poco di quello che ci aveva detto Massimo Decimo Meridio Fabio Augusto Cesare – per gli amici – “Il Grigio”.
A questo punto però succede che si forma un loop spazio temporale, nel senso che non ti ho detto che io quel palazzo già lo conoscevo, essendoci stato una decina di anni prima, pochi mesi dopo cioè quel 19 marzo 1986 e quindi conoscevo già come funzionava; l’averci fatto l’ennesima figura da “gigioni” confermava solo che quello non era un paese per bolognesi – anche se io poi sono sardo, eh. Ma andiamo con ordine.
Il nostro arrivo nella città eterna a prendere contatto con chi aveva richiesto l’incontro, non era passato inosservato e come in una foresta, altri capi branco si erano messi in moto a voler marcare il territorio minacciato – o forse così credevano – da Massimo Decimo Meridio Fabio Augusto Cesare detto “Il Grigio”. Pochi giorni dopo, infatti, Mattia viene contattato da un altro capo struttura per un altro appuntamento a seguito dell’ascolto di Città di Frontiera.
Non mi inventerò un nome di fantasia per il nostro nuovo personaggio perché potrei dirvi anche il suo vero nome che è così strano da farlo sembrare inventato, semplicemente non lo chiamerò.
Quando Mattia mi disse che dovevamo tornare a Roma e mi rivelò chi aveva richiesto l’incontro, avrei voluto rinunciare perché tanto sapevo sarebbe stato inutile, non era cioè un reale interesse verso la trasmissione ma la normale vita del palazzo, con i suoi intrighi dove noi eravamo solo pedine come in un gioco di scacchi.
Ad ogni modo, prendi su le”bagige“per il viaggio perché ci trovammo ancora io e Mattia l’ambidestro alla Stazione di Bologna con un nuovo treno diretto a Roma.
Come ti ho detto prima, l’innominato lo avevo già incontrato per ben due volte tra l’86 e l’87 ma senza grandi risultati. Il nuovo incontro – ovviamente non mi riconobbe ed io certo non dissi nulla – ebbe lo stesso risultato degli altri però se credi che la storia della demo di Città di Frontiera si infranse sugli intrighi della radio grossa grossa, ti sbagli. Te lo detto, Mattia è uno tosto perciò il racconto non è ancora finito anche se, mi rendo conto, anche questa volta non sono riuscito a dirti della mucca e di MakeMu e di come sono poi arrivato su Atlantide. Facciamo la prossima volta, non serve darmi il tiro, la porta è aperta.
… to be continued [cit.]