Le leggi della robotica di Florian Schneider
Me lo ricordo bene quel giorno…
Sì, me la ricordo bene quella mattina al Liceo, me la ricordo per quello che mi ha lasciato. O forse perché da quel giorno, ho smesso di ascoltare “le canzoni” con le orecchie, per cominciare a sentirle con tutti sensi di cui disponevo e se non bastavano, andavo anche oltre.
Era una normale giornata da liceale, giovanissimo studente del Liceo Artistico di Bologna, tra il 1975 e il 1976. Poteva anche non succedere nulla di particolare quel giorno, ma come spinto da non so quale forza interiore, di aspirante artista, quel giorno mi presentai a modellato con una “cassettina” tutta nera. Un C60 o forse un C46, come si chiamavano allora i nastri magnetici che spesso infilavamo dentro ai mangia-cassette. Mangia… in tutti i sensi.
E doveva essere anche “taroccata” quella cassettina, vuoi perché a 14/15 anni a metà anni ’70, soldi non ce erano proprio e non era raro scambiarsi quei certi favori tra appassionati o vuoi anche solo perché la ricordo tutta nera, senza nessun “patacchino” sopra.
Solo io sapevo che dentro c’era il nuovo dei Kraftwerk, il quarto della serie: Autobahn, uscito nel 1974.
Così mi presentai a modellato, dove sicuramente il prof. Brunetti mi avrebbe lasciato esporre la mia idea per la didattica. Ne ero sicuro e infatti, così fu!
Per i Kraftwerk, Autobahn fu una vera e propria svolta, brusca verso il commerciale, dissero alcuni ma di fatto però che da quell’album il gruppo di Dusseldorf prese il volo.
Ralf Hutter e Florian Schneider, alla fine degli anni ’60 erano studenti del Conservatorio della loro città, allievi nientemeno che di Karlheinz Stockhausen; in Gran Bretagna, dove forse si trasferiscono per un certo periodo, formano gli Organisation, un trio di percussionisti elettrici. Subito dopo i Kling Klang Studios e quindi, come duo, nel 1970, ecco il primo nucleo dei Kraftwerk, allargato poco dopo ad altri elementi e strumenti.
Il loro suono è vera avanguardia, difficile e ostico. L’urlo della città, di quelle metropoli europee in quel momento storico di tensioni e mutazioni epocali.
Poi arrivò Autobahn che, come detto sopra, diventando più “commerciale“, diede inizio ad una serie di successi mondiali che andranno a influenzare in modo totalmente trasversale, artisti come David Bowie, John Foxx, Gary Numan e un altro elenco di star impossibile da citare tutte.
Un amico e musicista, ha forse trovato la sintesi più adatta per onorare Florian Schneider scomparso qualche giorno fa all’età di 73 anni: I Kraftwerk nella musica pop, intesa come “musica popolare“, sono senza dubbio, in termini di influenza, più importanti anche dei Beatles perché hanno contaminato in modo cosciente e no, qualsiasi genere e stile musicale dalla fine degli anni ’60 ad oggi, entrando dentro quei movimenti sociali che nella musica avevano il loro liquido amniotico.
Nessun musicista, chiunque abbia avuto o ha rapporti con i suoni, può dirsi “incontaminato” dall’insegnamento dei Kraftwerk. Nessuno!
Cosa successe, allora in quella mattina nell’aula di modellato del Liceo Artistico di Bologna? Che Brunetti assecondò la mia idea di trasformare quei suoni invisibili, in un progetto per una installazione plastica.
Solo che la cosa non finì lì, perché da quel giorno cominciai a vedere il mondo con occhi diversi, guidato dalle leggi della robotica di Kraftwerk. Riposa in Pace Florian Schneider .