Eccomi dunque, ci sono, ci siamo: 23settembre ore 20,45 circa, con appena 15 minuti di ritardo inizia il concerto di Björk all’Unipol Arena di Bologna o di Casalecchio di Reno, se preferite. Io apprezzo più quest’ultima collocazione, essendo casalecchiese d’adozione, e forse ben di più.
Concerto poi, si fa per dire. Qui siamo molto oltre, qui siamo dove non tutti gli artisti possono dire di essere arrivati nell’esplorazione di strani nuovi mondi, alla ricerca di nuove forme d’arte e di nuove modernità per arrivare coraggiosamente là dove nessuno è mai giunto prima!
Qui, davvero, oltrepassato il cancello dei controlli dei biglietti, si entra in un mondo di pura espressione concettuale, dove il corpo dell’artista è esso stesso Arte.
Nulla che abbia a che vedere con la routine di tutti i giorni. Qui è come entrare nella tana di un Bianconiglio norreno, tra muschio e licheni, funghi e strane creature, in parte esseri umani, un po’ animali, dove potersi liberare delle proprie catene mentali e riprendere coscienza di ciò che era, poteva e potrebbe essere.
Benvenuti in Cornucopia, il mondo di Björk
Sono emozionato e grato per questa serata, non solo perché ritrovo alcuni miei amici che non vedevo da anni, questa è la ragione principale, ma anche perché rivedo luoghi che non frequentavo da decenni e perché torno in una dimensione che avevo escluso, per me, in una mia vita precedente; quando nel 1987 mi ero ripromesso avrei abbandonato. Quel concerto dei R.E.M. al Palazzo dello Sport di Piazza Azzarita a Bologna, per me, il live definitivo e ultimo. Scarno, senza luci o effetti speciali: solo ed esclusivamente Musica e nient’altro.
Lo Show è Sold Out
La serata è fresca e minaccia pioggia, che poi arriverà battente all’uscita. Ma l’Unipol Arena è pieno e noi siamo al coperto. Umbi azzarda diecimila spettatori facendo due conti sull’incasso ma forse esagera, 7/8000 sono già un gran bel risultato di pubblico, caldo e pronto ad assistere ad uno show di un’artista totale come Björk.
Impegnativa, come sottolinea più volte Stanz ma, lo ripeto, qui siamo “oltre” e chi non ha il fisico per questi viaggi, è rimasto certamente a casa. Anche se, volendo, non avrebbe trovato posto: sold out!
Nessuno di noi è stupito dalla particolarità dello show, un’esperienza totale tra teatro, musica, visual art con un utilizzo della tecnologia, della scenografia, come in un viaggio onirico divenuto realtà aumentata.
Umbi però sbadiglia e inveisce contro quella ringhiera che taglia a metà la visione dello spettacolo. La prossima volta mi dovrò ricordare di portare con me il mio flessibile da cantiere a batteria. Sempre che riesca a passare al controllo della security all’ingresso.
The Gate
La scaletta della serata non è importante, Björk allestisce un “concept -show” basato su Utopia, con più di alcuni aggiornamenti dell’ultimo album Fossora e non a caso lo show si apre con The Gate, perché da quel momento è come attraversare il confine tra il nostro e quel mondo: entriamo nel bosco visuale di Björk per capire, da subito in quale Utopia siamo finiti mentre sale il concept di “arisens my senses”:
Solo quel bacio/era tutto quel che c’è
ogni cellula del mio corpo/era messa in fila per te
le gambe un po’ aperte/ancora una volta
hai svegliato i miei sensi/la testa nuda
emersi i miei sensi/solo quel bacio era tutto quel che c’è
Brano sempre di Utopia, scritto e prodotto con Arca, l’artista venezuelana con cui ha intrecciato una forte amicizia e collaborazione artistica che continua tutt’ora. Ma tutto l’album è frutto del sodalizio tra i due con anche il coinvolgimento di serpentwithfeet nel brano Blissing Me che sarà eseguita poco più avanti.
Umbi continua a imprecare e sbadigliare lamentandosi dell’assenza di “canzoni vecchie”. Eppure neppure lui riconosce le riletture di Venus as a Boy e Isolbel, mentre Stanz ribadisce che “cazzo bello ma impegnativo!”
La techno nel mondo Björk
Poco oltre la metà dello spettacolo, arriva un mix di Fossora/Atopos del nuovo album e chi ha notato il mio atteggiamento, mi ha visto suggerire all’orecchio di Stanz una complicata spiegazione dell’immaginario techno di Björk. Chissà se ci avrà creduto o pensato che fossi definitivamente andato di testa. Umbi vorrebbe ballare ma non c’è ritmo, non quello che intende lui, almeno. Tutto intorno a noi, applausi… funghi, licheni, strani abitatori di quel mondo che si agitano al suono dei loro flauti, un rifugio a forma di igloo che serve per le parti a cappella che solo la voce di Björk può rendere reali, forse l’unico essere umano al mondo ad esserne capace.
Il tema di Cornucopia è ambientale ed ecco allora, ad introdurre i bis, un lungo e bel messaggio di Greta Thumberg.
Il Micelio
Mycelia è il primo dei brani per il finale che se non fosse strumentale (e Umbi apprezza entusiasta essendo lui stesso un musicista) spiegherebbe tutto sullo show portato a Bologna. Il “Micelio” è presente in tutto lo spettacolo, lo vedi nelle splendide animazioni che avvolgono il palco, il suo potere creativo lo senti nel corso dell’intera serata.
Se poi vuoi scoprire cosa si cela oltre i filamenti della rete del micelio ma lo vuoi fare in modi meno impegnativo (Stanz docet), puoi sempre accendere le prime stagioni Star Trek di Discovery e viaggiare nello spazio e nel tempo con il motore a spore di Paul Stamets. Che poi, è un micologo reale, esiste ed è la persona che ha ispirato il personaggio di Star Trek.
Piove sulle nostre teste
Fine, lo spettacolo è finito, tutta la Unipol Arena applaude convinta e soddisfatta Björk e la sua orchestra fatta di fiati, arpa, tastiere, percussione e acqua.
Le luci si accendono, Umbi ce l’ha con Stanz che non sa comprare i biglietti: “la prossima volta li prendo io!” dice uscendo mentre fuori si è scatenato un acquazzone che ci accompagnerà nel tragitto che ci porta alla macchina parcheggiata dall’altra parte dell’Arena.
Lo show è finito, fanculo, si torna nel mondo reale e intanto piove sulle nostre teste.